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Estetismo e superomismo sono i due aspetti caratteristici della personalità e dell'opera di Gabriele D'Annunzio



Estetismo e superomismo sono i due aspetti caratteristici della personalità e dell'opera di Gabriele d'Annunzio

A parte le diverse valutazioni che della personalità e dell'opera di Gabriele d'Annunzio vengono date, resta indubbio che lo scrittore di Pescara, ebbe la coscienza polemica del decadentismo e proprio con lui <<la figura del poeta decadente si accampa risoluta fra noi, in un modo che si potrebbe dire programmatico, e la sua presenza si fa così esclusiva che decadentismo e dannunzianesimo diventano una cosa sola, in lui e nei suoi seguaci>>. La prontezza con cui il poeta seppe cogliere le più ardite esperienze intellettuali dell'epoca gli permise di raggiungere una fortuna clamorosa, conquistando rapidamente con l'opera sua una fama europea, spezzando gli angusti limiti entro cui era racchiusa la nostra letteratura e ampliandone la tematica.
Temperamento inquieto avido di sensazioni e di esperienze nuove, incapace di intendere la vita come storia, animato da un disperato soggettivismo, il D'Annunzio <<passò attraverso la vita con la volontà di provare tutto e tutto conoscere, del mondo fenomenico o estetico assimilarlo a quel suo istinto predace e barbarico>>: la sua fu veramente una <<vita inimitabile>>, in cui arte e vita procedettero di pari passo. A ciò si aggiunga il gusto della espressione verbale ricercata, l'intonazione musicale del periodo, l'amore per la parola sensualmente goduta per sè, per gli stimoli che essa suscita, una sorta insomma di <<indiamento>> della parola, come dice il Sansone.
L'ispirazione sensuale nella descrizione del paesaggio e nella rappresentazione dei personaggi, è già presente nelle prime opere narrative di intonazione verghiana (Terra vergine, Il libro delle vergini); ma l'estetismo dannunziano trova la sua espressione tipica nel primo dei romanzi, "Il piacere", uscito nel 1889. La materia è apertemente autobiografica, perché le imprese sensuali, erotiche, mondane estetiche del protagonista sono le stesse esperienze di vita del poeta nel periodo romano. Possiamo anche aggiungere che dal romanzo balza viva l'immagine di una Roma dannunziana, quella tipica della fine dell'Ottocento e del primo Novecento.
Andrea Sperelli è un giovane <<professionista dell'amore>>. La prima parte del romanzo è la narrazione dell'amore appassionato di Sperelli per Elena Muti, dama passionale e voluttuosa, che è fonti di tormenti e di ansie per il giovane. Nella seconda parte Sperelli si allontana da Elena e si innamora di Donna Maria Ferres, creatura dolce e casta, che gli ispira sentimenti di devozione pofonda e rispettosa. La giovane cede al desiderio di Andrea, ma questi poco dopo avendo ritrovato Elena, viene ripreso dalla passione per quest'ultima. Mentre tiene tra le braccia Maria, non può liberarsi dal ricordo di Elena, il cui nome gli sfugge dalle labbra.
Tutti i sentimenti del personaggio sono analizzati con una sensibilità estremamente raffinata e rappresentati con straordinaria intensità espressiva, nel complrsso però il racconto e monotono ebsoffocato dall'eccessivo intellettualismo e dal linguaggio troppo sontuoso e studiato. Il piacere resta tuttavia un'opera fondamentale nello svolgimento dello spirito e dell'arte del D'Annunzio.
All'estetismo letterario si unisce l'estetismo morale, tipicamente decadentistico, secondo cui <<l'arte è considerata come la forma più alta del nostro pratico vivere, e la vita vuol essere attuazione, in termini pratici e morali, di quella umanità che è celebrata e ralizzatanella poesia>>.
Già s'intravede in questa volontà di <<possedere, non essere posseduto>> quell'orgogliosa esaltazione dell'io che vuole realizzare sé stesso contro e fuori della storia. Sarà infatti la teoria del superomismo l'approdo a cui giungerà il D'Annunzio. Aveva tentato nel poema paradisiaco di superare la propria animalità, ispirandosi a sentimenti di purezza e di bontà, ma era caduto in un vuoto e inerte sentimentalismo. La lettura di Nietzsche gli fece scoprire il <<superuomo>>, creatura privilegiata, che, libera di ogni vincolo con la società, realizza la <<vita inimitabile>>, la sola che possa consentirgli tutti gli appagamenti e tutte le ambizioni più smisurate. D'Annunzio <<ricorse al Superuomo per formarsi un senso della vita, che sentiva mancargli. Egli aveva bisogno di una più alta, più comprensiva, più larga concezione del mondo; e la trovò nella morale eroica e nel Superuomo>>.
Nel mito dell'esaltazione eroica dell'uomo il poeta trova un nuovo fervore di produzione, che va dai romanzi (Il trionfo della morte; Le vergini delle rocce; Il fuoco; Forse che sì, forse che no) ai drammi (La città morta, La Gloria, La Gioconda, La fiaccola sotto il moggio, Fedra ecc.) e alle maggiori liriche (Le Laudi).
Giorgio Aurispa, il protagonista del "Il trionfo della morte", si getta in un burrone, trascinando con sé la donna amata. Paolo Tarsis, cerca la sua sublimazione in audaci imprese aviatorie (Forse che sì, forse che no). Claudio Cantelmo è tutto preso dalla volontà di potenziare <<le ricchezze della stirpe in un figliuolo che possa essere il supremo dominatore dell'Italia>>. (Le vergini delle rocce).
Ma forse il personaggio che riunisce in sé i caratteri dei vari eroi dannunziani è Stelio Effrena, il protagonista del romanzo "Il Fuoco", scritto nel 1898. L'amore del poeta Effrena per l'attrice Foscarina Perdita e per la cantante Donatella Arvale non costituisce il nucleo centrale del racconto. Tutto il romanzo è concentrato sulla figura del protagonista Stelio, che dall'amore dell'esistenza sovrumana. Egli è tutto preso dal desiderio di risuscitare la tragedia greca e tutto il romanzo è una esaltazione, da parte dell'artista, del suo genio poetico e della sua opera.
Per questo eccessivo egocentrismo del protagonista che <<è tutto nel gioco indiscreto delle sue immagini>>, ne esce uno dei romanzi più vuoti del D'Annunzio. Ancora una volta dovremo però ammirare la rara capacità descrittiva dell'autore in alcune belle rappresentazioni della Venezia cinquecentesca, in cui è ambientato il racconto, una città di dominazione e di piacere. Il motivo centrale dell'opera del D'Annunzio e, della sua vita di uomo << è una capacità singolarmente dotata di cogliere il mondo - il mondo tutto, delle cose e dello spirito - con una sensibilità estremamente raffinata>>.

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