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Ispirazione panica e sensuale nelle migliori liriche di Alcyone

 Ispirazione panica e sensuale nelle migliori liriche di <<Alcyone>>


La pioggia nel pineto


La sera fiesolana



La produzione lirica del D'Annunzio è quasi tutta nella raccolta intitolata "Laudi del cielo del mare della terra degli eroi".
Nel primo volume (Laus vitae) troviamo l'esaltazione del mondo mitico dell'Ellade; nel secondo (Elettra) la celebrazione dei grandi eroi della patria; nel quarto (Merope: Le canzoni delle gesta d'Oltremare) l'esaltazione dell'impresa biblica; ma è nel terzo libro (Alcyone) dove il poeta, dà l'esatta misura delle caratterisiche e dei limiti della sua poesia. Qui il poeta abbandona il decadentismo come malattia e perversione e sviluppa la nuova poetica decadente come ricerca della musica, l'unico fine è quello del cantare per cantare. Abbandonato l'estetismo e il superomismo con tutte le intrusioni psicologiche che ne derivano, il poeta ritorna alla natura, riversando su di lei la sua sensualità, alla ricerca di una musica verbale che emana dalle parole, dal ritmo, dall'immaginazione colorita. Il sentimento della natuta in D'Annunzio - osserva il Sansone - <<non si svolge in una sorta di panteismo naturalistico, perché il poeta non si immedesima con l'universo, e non sente, come spirito, il nuovo Dio in sé, uguale e diffuso per tutto, e perciò non perviene ad un qualsiasi abbassamento dell'anima nella natura, come mera animalità o respiro o battito fisico>>.
Già nella raccolta giovanile Canto Novo il poeta aveva trovato una misura nell'ispirzione panico - sensuale, manifestando la tendenza a dissolvere in musica gli elementi della natura.
Nella lirica "O falce di luna calante" il ritmo molle e cadenzato rende magistralmente la suggestione di quel paesaggio illuminato dall'argentea luce della luna, che brilla sulle acque del mare, deserte e silenziose. Il fascino della lirica è tutto nella sensualità musicale, come dell'umana vicenda egli coglie soltanto la vita dei sensi, il sonno, dopo le fatiche del giorno, non è riposo; ma rilassamento dei sensi: <<Oppreso d'amor, di piacere, il popol dei vivi s'addorme>>.
Dove tuttavia l'ispirazione panica e sensuale trova la sua espressione più compiaciuta è nelle liriche di Alcyone, e particolarmente in due famose composizioni: "La sera fiesolana" e "La pioggia nel pineto", dove si ha il dilatarsi di un'unica immagine musicale.
"La sera fiesolana" si apre con la visione della sera primaverile attraverso immagini tattili, visive e auditive: il fruscio delle foglie nelle mani di chi le coglie nel silenzio vespertino; l'alta scala che s'annera e il fusto che s'inargenta, mentre dilaga l'albore perlaceo su tutto il paesaggio. La luna non è presente, ma si sente che <<è prossima alle sogle cerule>> e nel chiarore dilagante <<il nostro sogno si giace>> e la campagna sembra già godere la frescura della notte e <<bere>> la sperata pace dopo il lungo giorno assolato.
Alla visione segue la laude della sera, praticame te trasfigurata nel volto di una creatura dla <<viso di perla>> e <<dai grandi umidi occhi>>. Riprende poi il motivo iniziale con la descrizione della pioggia di giugno che <<tiepida e fuggitiva>> batte sugli alberi e sull'erba. Il suo <<bruire>>, dolce e mlinconico come un sussurro, è il <<commiato lacrimoso della primavera>>. Qui è il caso in cui ha il predominio l'onda musicale e il valore simbolico dei suoni, sì che il senso preciso delle parole viene attenuato e si ha l'impressione che il <<bruire>> della pioggia si propaghi per tutta la strofa.
Nell'ultima strofa la dolcezza e l'incanto della sera si trasformano in una sensazione di mistero: il fiume, che ha le sue fonti nel <<mistero sacro dei monti>>, ci chiama verso <<reami>> sconosciuti, mentre le colline che dolcemente si incurvano nella luce del tramonto, sembrano labbra desiderose di parlare, ma impedite da un misterioso potere: e chi a lungo le contempla trova pace e consolazione. E intanto la sera lentamente scompare e nell'attesa della notte le prime stelle sembrano palpitare.
Il desiderio panico, l'immedesimazione cioè nella natura per goderne sensualmente l'intima vita, è ancor più evidente nella lirica "La pioggia nel pineto", dove pure domina, l'elemento musicale; <<essa mira a tradurre una sinfonia di parole e sensazioni complesse non soltanto sonore (profumi, senso di freschezza, ebrietà naturale) ridestate dal cader della pioggia nella pineta>>. Le parole non hanno valore per il loro significato logico, ma sono sopratutto "suono", melodia, con cui il poeta esprime la musica della pioggia e le sensazioni del suo spirito, ormai immedesimato nell'elemento naturale, al punto da vivere una vita non più umana ma vegetale.
L'atmosfera sensuale della poesia è accentuata dalla presenza di una immagine femminile, Ermione, che assieme al poeta gode di questa immersione nella più intima sostanza della selva:

E immersi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi:
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come le chiare ginestre.

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