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GABRIELE  D'ANNUNZIO

LA <<MORALE EROICA>> DEL SUPERUOMO E I SUOI RIFLESSI NELLA CULTURA E NELLA SOCIETA' DEL PRIMO NOVECENTO



Nel vasto movimento di reazione contro il positivismo e di polemica contro la società borghese che anima tutto il Decadentismo apparve particolarmente suggestivo e appassionante il pensiero di Nietzsche (1844-1900).
Tale pensiero, divenne una componente riconoscibile in molte maanifestazioni della cultura e della società del primo Novecento.
Nietzsche apre, uno dei varchi del grande filone irrazionalistico ed esistenziale. Polemizzando aspramente contro il facile ottimismo della scienza e del progresso, e soprattutto contro lo spirito <<filisteo>> della società nelle sue varie manifestazioni etiche, politiche, sociali, contro la democrazia del gregge la religione della rinuncia, lo statalismo livellatore, la morale dei pregiudizi, egli si fa banditore di una nuova morale, che affermi i valori della vita dell'uomo, della natura contro il loro assorbimento nel <<sistema>>. Lo <<spirito dionisiaco>> deve basarsi sulla forza, sulla volontà di potenza, sullo spirito agonistico. <<Vivere è andare al di là>>, è un impegno per gli spiriti che vogliono essere liberi, autentici superuomini nella misura in cui sanno riscattare la propria personalità da ogni posizione acquisita, senza tener conto dei comuni concetti di bene e di male, di pierà, di altruismo, ecc. Per Nietzsche il superuomo è il <<senso della terra>>, l'uomo schietto che vive l'intensità delle proprie passioni senza alcun freno convenzionale di morale o alcun vano terrore di essere divini, è affermazione della volontà di vivere, un grossolano egoismo edonistico.
Nell'ambito della letteratura italiana la più vistosa inflenza del pensiero niccianofu quella esercitata sul D'Annunzio, che, volle realizzare un modo di vita, eccezionale, il <<vivere inimitabile>>, libero da ogni convenzione e costrizione, una perenne tensione erotica ed eroica, in una atmosfera impregnata di fasto, di raffinatezza, di sensualità, di bellezza, e scandita da gesti clamorosi e parole singolari.
Estetismo ed erotismo dominano il primo da quando il giovane D'Annunzio giunge a Roma sul finire del 1881, conquista gli ambienti letterari e le donne dell'aristocrazia e si fa interprete di quella roma umbertina di fine secolo che è passata alla storia col nome di <<belle époque>>. Sono di questo periodo Canto novo, Il piacere.
Segue un periodo di stanchezza, di pentimento e desiderio d'innocenza, durante il quale il poeta si sforza di liberarsi dalla soggezione dei sensi, ispirandosi a sentimenti umani (pietà, peccato, redenzione), di cui sono testimoni il Poema paradisiaco e i romanzi Giovanni Episcopo e L'innocente. Dopo questa parentesi il D'Annunzio approda alla dottrina del superuomo Nietzsche. Ma inizialmente il superuomo dannunziano vive unicamente nella finzione letteraria e si concretizza in personaggi leggermente grotteschi di eroi <<al di là del bene e del male>>, la cui superumanità si risolve quasi tutta in parole e in progetti invece che in atti di effettiva volontà. Tale carattere hanno Giorgio Aurispa de I trionfo della morte, Stelio Effrena ne Il fuoco, Paolo Tarris in Forse che sì, forse che no, Claudio Cantelmo ne Le vergini delle rocce.
Il conflitto mondiale di cui il D'Annunzio fu ardente sostenitore, offrì al poeta la possibilità di tradurre in atto i suoi ideali eroici con azioni vistosamente spettacolari: beffa di Bucari, volo su Vienna, impresa di Fiume ecc. Tuttavia, tale eroismo, sembra consistere pi
ù che in ragioni ideali nell'ebbrezza del rischio e nell'avidità di sensazioni forti e inedite: un compiaciuto gioco col pericolo e con la morte. La sennsualità resta dominante nell'opera e nella personalità del D'Annunzio.
Durante la guerra, scrisse il Notturno (1916).
Dalla fine del conflitto fino alla morte, l'arte della <<vita inimitabile>>, si ridusse, entro la cerchia del Vittoriale, a uno stanto e triste armeggiare tra una selva soffocante di oggetti-ricordo, tra desideri impotenti e consapevolezza angosciosa della morte imminente. Di questa inarrestabile decadenza fisica e morale e della conseguente disperazione sono testimonianza le ultime prose autobiografiche, fra le quali Le faville del maglio (1924-28) e le funebri pagine del Libro segreto (1939).
Il desiderio di eccezionalità e il disprezzo per gli altri creano da un lato personaggi arristocratici e solitari, come Andrea Sperelli e Des Esseintes, dall'altro, quando vengono calati nella realtà politica, diventando dura polemica contro il nascente socialismo e contro il sistema democratico-parlamentare, con forti accenti antiliberali si manifestano come atteggiamenti di esasperato nazionalismo che inneggiano alla violenza, alla guerra, alla volontà di dominio. Il bismarkismo (e più tardi il nazismo) in Germania; il revanchismo e l'antiparlamentarismo in Francia, dove si continua a sognare la rivincita dell'onta di Sedan e l'avvento al potere della casta militare: in Italia le varie correnti nazionalistiche, che fecero sentire la loro voce nel dibattito culturale delle riviste del primo Novecento e soprattutto nel 4 <<Regno>> di Corradini. Le avanguardie novecentesche italiane furono in gran parte liberali e reazionarie, a differenza di quelle europee dell'Ottocento (le francesi in particolare), che furono quasi tutte permeate da spiriti liberali e progressisti. La differenza era dovuta alla dislocazione storica che pose le avanguardie italiane in una situazione completamente diversa.

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