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I promessi sposi. Introduzione. Dal Fermo e Lucia ai promessi sposi

DAL FERMO E LUCIA AI PROMESSI SPOSI



17 Settembre 1823 Fermo e Lucia. L'argomento e l'esito del racconto sono in gran parte quelli dei Promessi sposi. Ma quanto diversa ne è la stesura. E non solo, s'intenda, per qualità di scrittura e risultati ed efficacia poetica; ma per il significato conferito agli avvenimenti in rapporto alla concezione della vita e per l'impianto e l'architettura del racconto, portati avanti nell'<<abbozzo>> o <<scartafaccio>> con tale peculiare sviluppo da far parlare, da alcuni, di un vero e proprio romanzo autonomo. 

Il gusto del reale

Nel Fermo e Lucia abbiamo davanti un Manzoni, con l'occhio attento a motivi e modelli d'oltralpe; il quale si rifà da una parte alla linea dell'idillismo rusticano in voga specie nella fase preromantica; dall'altra al pamphlet volterriano e diderotiano col loro alacre impegno sociale. 
Il gusto reale del Fermo e Lucia è allo stato di trascrizione diretta, grezza anzi che no; i personaggi dominanti (il frate, il futuro innominato, lo stesso Cardinal Federigo) sono resi con pennellate crude, e, all'opposto, è sforzata all'eccesso una Lucia che arriva al grado, edificante, dell'idealizzazione. Vi prevale la tendenza a inquadrare il senso della storia nell'incessante vocazione al male, alla stregua del Carmagnola e, più ancora, dell'Adelchi.
La successiva vicenda, dal testo del '21-23 alla prima edizione del '27 - da cui la seconda definitiva del '40-42 divergerà quasi solo linguisticamente - può essere rifatta solo sulla stampa. 
La dottrina manzoniana della lingua ebbe formulazione sicura dopo il soggiorno dello scrittore a Firenze nel '27, con la rielaborazione che ne seguì. E' stato merito del Barbi, in un articolo del 1934, aver dimostrato che il testo si modificava non solo da un'edizione all'altra, ma addirittura da un esemplare all'altro della ed. del '40, specie per quanto riguarda l'interpunzione, l'ortografia, la cura della correzione tipografica. 

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