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Gabriele D'Annunzio, Nella prosa notturna la critica più recente scorge un D'Annunzio diverso e più sincero

GABRIELE D'ANNUNZIO

NELLA PROSA NOTTURNA LA CRITICA PIù RECENTE SCORGE UN D'ANNUNZIO DIVERSO E PIù SINCERO



Per molti anni l'orientamento della critica nei riguardi dell'opera e della personalità del d'Annunzio è rimasto fedele al saggio che il Croce scrisse a tale proposiito fin dal 1903.
Il Croce innanzi tutto fece una netta distinzione tra la vera personalità dannunziana e quelle false che il poeta stesso e gli altri gli imposero il falso buono, il falso eroe, il falso mistico, il falso profeta ecc. La personalitàvera resta quella di un sensuale, anzi di un <<dilettante di sensazioni>> privo di <<umanità>> e di una qualsiasi carica ideale. Il Gargiulo confessava sostanzialmente la tesi crociana, definendo il D'Annunzio un poeta <<privo di interiorità>>, ma grande <<lirico paesista>>. Il Flora riduceva il motivo della sensualità alla <<presenza dell'animalità o bestialità>>: tutti comunque gli riconoscevano virtuosisimo letterario. E' chiaro che una tale impostazione negava anche uno svolgimento nell'opera dannunziana; tutta la produzione posteriore all'Alcyone era considerata ripetitiva di vecchi motivi e di schemi ormai logori. 
La critica più recente ha dimostrato un interesse particoolarmente vivo proprio per questo secondo momento dell'arte dannunziana e ormai quasi accettata da tutti la distinzione tra prosa diurna (le prime novelle e i romanzi sino al Fuoco) e prosa notturna, gli scritti posteriori con particolare riguardo al Notturno (1921), a Le faville del maglio (1924-28) e al Libro segreto (1935). Questo interesse e questa rivalutazione del D'Annunzio notturno sono spiegabili dalla più acuta sensibilità alle esigenze degli scrittori contemporanei da parte di critici d'oggi, mentre (come sappiamo) era negativo l'atteggiamento del Croce nei riguardi del decadentismo a cui il D'Annunzio post-alcionio sembra avvcinarsi. 
Questa necessità di spostare l'attenzione fuori dai consueti schemi dell'arte dannunziana fu avvertita dopo la pubblicazione del Libro segreto e in occasione della morte del poeta. Furono proprio due critici di formazione crociana, Mamigliano e Russo, a rivelare una nuova disposizione dell'animo e una nuova vena poetica nella prosa <<notturna>> del D'Annunzio. Il primo faceva notare come <<l'estetismo lo fece piegare sempre più verso le zone morbide, stanche ed ermetiche della poesia>>, mentre il Russo rilevava, nelle ultime opere <<una leggerezza e raffinatezza d'espressione, una rapidità e semplicità di periodo, da cui si può trarre l'impressione che una più sincera spiritualità muova le parole del poeta>>.
Il De Robertis e con lui altri critici tendono addirittura a capovolgere la visione critica più comune. <<Per essi - scrive il Puppo - non solo la opera post-alcionia ha una validità artistica pari a queppa precedente, ma tende ad assumere un significato anche superiore e la carriera artistica dello scrittore si configura secondo una linea di progresso e un succedersi di sempre più alte conquiste espressive>>. Si passa, da una <<sensualità carnale>> ad una <<sensualità senza carne>>e lo stile si affina sì da rendere la prosa <<una musica aerea>>. Tale processo avviene in tre momenti: Canto novo, Alcyone, Faville del maaglio, fino a raggiungere la cima più alta del Libro segreto. 
Per Salinari (critica marxista) la distinzione dei due D'Annunzio è giustificata <<in quanto è vero che alla tensione superomistica si alternano momenti di frustrazione, di ripiegamento deluso, ma tali momenti proprio perché fanno parte inttegrante della dialettica della personalità dannunziana, perché non sorgerebbero senza la presenza del superuomo, non sono isolabili>>.
E' indubbio che nella prosa <<notturna>> noi troviamo un D'Annunzio diverso, diverso per sensibilità e diverso per stile. 
Il libro segreto, pubblicato nel 1935. Si tratta di <<un diario senza cronologia, che intreccia liberamente nella memoria ricordi della giovinezza e seduzioni erotiche paesaggi di sogno e accorate meditazioni sulla solitudine del <<vate>>, rinchiuso nll'esilio del Vittoriale>>. 
E' sufficiente leggere uno di questi pensieri per accorgersi come <<lo stile dell'ultimo D'Annunzio decantato di ogni virtuosismo verbale, sulla linea del frammentismo si avvicini al gusto moderno>>.
L'arte del D'Annunzio quindi ha dei momenti di indubbia efficacia e spesso di eccezionale virtuosismo espressivo, ma essa tocca il segno più alto quando la tensione si placa in una estatica immobilità contemplativa e la trasfigurazione musicale delle impressioni sensibili produce un'aura d'incanto e magico sogno>> (Puppo). Ciò avviene in alcune famose liriche di Alcyone (La sera fiesolana, La pioggia nel pineto, ecc.) e soprattutto nelle pagine di prosa dell'ultimo D'Annunzio.

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