Passa ai contenuti principali
GABRIELE  D'ANNUNZIO

IL NUOVO <<EROE>> DECADENTE, RAFFINATO E ARISTOCRATICO, TROVA LA SUA CITTADINANZA NELLE PRINCIPALI LETTERATURE EUROPEE


Dorian Gray


Andrea Sperelli 




La letteratura tra artista e società, che si verifica sul finire dell'Ottocentto, determina in letteratura <<uno spostamento di interessi dal terreno storico-sociale allo psicologico individuale>>. Si tratta di una fuga dalla storia che assume tuttavia atteggiamenti diversi: c'è la tendenza a chiudersi in solitudine, in uno scavo interiore sempre più sottile e penetrante, non c'è anche l'idoleggiamento di un mondo raffinata bellezza in contrapposizione alla grigia realtà quotidiana. Sarà questo secondo atteggiamento a prevalere sul finire dell'Ottocento.
Dopo che il positivismo aveva ridotto l'uomo <<a impossibile e neutro registratore di eventi, succube del reale e dell'esistente... l'estetismo vuol essere la polemica riproposta dell'indipendenza dell'individuo, e dell'artista in particolare, la sua affermazione aristocratica al di sopra dedlle mediocrità in nome della propria originalità e creatività>>.
Il fenomeno è europeo, nella letteratura dell'epoca possimo trovare una vera e propria tipologia dell'eroe decadente: Des Esseintes, protagonista del romanzo A ritroso di Huysmans, Il ritratto di Dorian Gray di O. Wilde i Ritratti immaginari dell'inglese W. Pater e Andrea spinelli, protagonista del romanzo dannunziano Il piacere.
Des Esseintes, è un personaggio nevrotico che, insoddisfatto della vita disordinata e nauseato dalla mediocrità dei suoi simili, in mezzo ai quali non si sente più di vivere, si crea un suo mondo artificiale, appartato, in unaa casa raffinata ed eccentrica, dove tutto è artefatto e innaturale. Trascorre così le sue giornate in continue sperimentazioni estetiche, che vanno dai mostruosi fiori di carne ottenuti dall'incrocio di varie piante, alle lettura di poeti artificiosi o comunque decadenti, come Baudelaire, Verlaine e Mallarmé. Tutto il romanzo si snoda nella minuta descrizione di una vita che finisce per divenire insostenibile per lo stesso protagonista. Des Esseinte ritorna così a Parigi e riprende il contatto con una società che egli continua a detestare per la sua mediocrità e volgarità. In tal modo l'avventura dell'estate si conclude con un fallimento: resta solo l'angoscia di una vita più rischiarata <<dai consolanti fari dell'antica saggezza>>. L'invocazione al Signore che Des Esseintes pronuncia nonostante l'avversione ad una fede che non soddisfa la sua ragione, è la confessione di tale fallimento.
Il deprecabile fenomeno dell'estetismo, che <<induce l'artista a costruire la propria vita come un'opera d'arte piuttosto che l'opera d'arte come una forma di vita>> è ancoro più appariscente nel romanzo di Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray. Già, l'autore, con i suoi atteggiameni eccentrici, con il disordine della sua vita, con i tristi casi umani che culminarono in un processo e nella conseguente condanna, per omosessualità, scandalosamente ostentata, volle crearsi una vita <<inimitabile>> nel segno di un costante esibizionismo. Dorian Gray, giovane bellissimo, rimane affascinato dalla sua immagine ritratta da un amico pittore e si augura che il tempo e le vicende della vita non lascino segni sul suo volto, ma eventualmente sul solo ritratto. Dorian conduce una vita disordinata e scandalosa, tutta dedita, ai lussi e ai piaceri, non esente neppure dal delitto: giunge perfino ad uccidere l'amico pittore, che gli rimprovera la sua dissolutezza. Il suo volto resta sempre quello di un bellissimo giovane: soltanto il ritratto dimostra i segni della vita disordinata e peccaminosa che in un eccesso di ira, colpisce il quadro. Nel momento della morte egli riacquista la vera fisionomia, Dorian deve prendere atto della sua illusione e del suo fallimento.
Anche Walter Pater (1839-1894) attraverso i suoi <<ritratti immaginari>>, publicati nel 1887, delinea un mito umano che basa la sua vita sul culto della bellezza. E' quello di Pater, un <<eroe>> in netta antitesi con la morale dell'età <<vittoriana>>, tutta tesa a nascondere sotto il velo del perbenismo e della ipocrisia le proprie piaghe morali. In particolare nella famosa descrizione della Gioconda di Leonardo, con la sua <<bellezza che procede dall'interno e si esprime sulla carne>>, Pater delineò quel tipo di femminilità, violenta e sensuale, che avrebbe trovato larga diffusione in tanta letteratura del Novecento.
Nella letteratura itliana l'eroe decadente compare nel 1889, quaando il D'Annunzio pubblicò Il piacere. Andrea Sperelli, è il prototipo dell'esteta, nel quale evidentemente rivive il D'Annunzio estetizzante degli anni del soggiorno romano. <<Il conte Andrea Sperelli, era l'ideale tipo del giovine signore italiano del XIX secolo, il legittimo campione d'una razza intellettuale. Egli era, per così dire, tutto impregnato di arte>>. Non si accorgeva che <<la sua vita era la riduzione progressiva delle sue facoltà, delle sue speranze, del suo piacere, quasi una progressiva rinunzia, e che il circolo gli si restringeva sempre più d'intorno, inesorabilmente sebben con lentezza>>. Caratteristico era il suo grande amore per Roma; <<non la roma dei Cesari ma la roma dei Papi>>, qualla cioè del tardo Rinascimento e del Baarocco dalla cui magnificenza amanava un senso misto di splendore e di languore, quella che metteva <<nel giovine una prostrazione infinita, un senso insopprimibile di scontento, di sconforto, di solitudine, di vacuità, di nostalgia>>. Anche in Andrea Sperelli alla voluttà si unisce l'amarezza, alla vitalità l'insoddisfazione, alle ambizioni il fallimento: è un eroe in tutto simile a quelli già comparsi nelle letterature francese e inglese.
Quando la frattura tra società e artista più accentuata e il rapporto arte-vita sempre più drammatico, i connotati dell'eroe decadente muteranno: la sua diversità dalla comune dimensione umana diverrà angosciosa solitudine, non più privilegio.
Il fenomeno, è la conseguenza della frattura tra artista e società, della ribellione alle norme e di valori borghesi, giudicati angusti, falsi, mediocri: di qui la fuga verso un modno artificioso di bellezza, in una solitudine disdegnosa e aristocratica, ovvero verso paradisi artificiali (Baudelaire) o ancora verso la rarefatta atmosfera della poesia simbolista: c'è anche chim va alla ricerca di nuovi modi, di nuove esperienze in paesi esotici e lontani.
Sul piano strettamente politico e sociale assistiamo alla stessa rivolta, ma per motivazioni diverse: il marxismo esprime il rifiuto della società industrializzata, di cui denuncia gli aspetti antiumani, che vanno dalla logica del profitto e del guadagno allo sfruttamento e alla alienazione dell'individuo.

https://www.facebook.com/MadameVrath/
https://twitter.com/MadVrath
https://it.pinterest.com/madamevrath/
https://www.linkedin.com/in/madame-vrath-402a3a3b/
https://vk.com/madamevrath
https://plus.google.com/u/0/+MadameVrath

Commenti

Post popolari in questo blog

Gabriele D'Annunzio, Nella prosa notturna la critica più recente scorge un D'Annunzio diverso e più sincero

GABRIELE D'ANNUNZIO NELLA PROSA NOTTURNA LA CRITICA PIù RECENTE SCORGE UN D'ANNUNZIO DIVERSO E PIù SINCERO Per molti anni l'orientamento della critica nei riguardi dell'opera e della personalità del d'Annunzio è rimasto fedele al saggio che il Croce scrisse a tale proposiito fin dal 1903. Il Croce innanzi tutto fece una netta distinzione tra la vera personalità dannunziana e quelle false che il poeta stesso e gli altri gli imposero il falso buono, il falso eroe, il falso mistico, il falso profeta ecc. La personalitàvera resta quella di un sensuale, anzi di un <<dilettante di sensazioni>> privo di <<umanità>> e di una qualsiasi carica ideale. Il Gargiulo confessava sostanzialmente la tesi crociana, definendo il D'Annunzio un poeta <<privo di interiorità>>, ma grande <<lirico paesista>>. Il Flora riduceva il motivo della sensualità alla <<presenza dell'animalità o bestialità>>: tutti

Critica e trattatistica del barocco. Tesauro e la critica barocca. Madame reali fra i Savoia. Alessandro Tassoni

Critica e trattatistica del barocco Tesauro e la critica barocca Emanuele Tesauro Emanuele Tesauro  Il Cannocchiale Aristotelico Nobile piemontese, ex gesuita, Emanuele Tesauro visse alla corte di Torino, in forte rapporto con la nobiltà brillante e rissosa del Seicento.  Non tutta la trattatistica teorica sull'acuteza a metà Seicento muove dalle esigenze moderate che condizionano le regole del Peregrini e del Pallavicino.  Il più celebre trattato sul concettismo, Il Cannocchiale aristotelico di Emanuele Tesauro, se ha in comune con i moderati l'impegno di regolamentazione del nuovo stile, non ne condivide la risentita polemica contro le esagerazioni, è animata anzi da un vibrante entuusiasmo per il meraviglioso potere della argutezza.  Gran madre d'ogni ingegnoso concetto, chiarissimo lume dell'oratoria e poetica  elocuzione, spirito vitale delle morte pagine, piacevolissimo condimento della civile conversazione, ultimo s

La pioggia nel pineto

GABRIELE  D'ANNUNZIO La pioggia nel pineto Nella Pioggia nel Pineto l'elemento musicale predomina su tutti gli altri, nel senso che le proposizioni verbali e le immagini visive, olfattive, tattili, si riportano all'instabilità e al brivido della lor musica più che al loro significato e contorno preciso: e la stessa Ermione sempre presente, alla quale il poeta si rivolge e che diffonde la sua femminilità in tutto il suo pesaggio sonoro di questa pioggia, e qui tramutata, in un accordo fondamentale che intona tutta la musicale fantasia. Le parole, tendono dunque alla pura grazia della trama fonica, atta a suggerire la dolcezza d'immaginare una pioggia che bagna il viso, le mani, le vesti di donna bella, e amata, nel fresco di una pineta, al tempo dell'estate. Perché l'estate, la grande estate, è la premessa di questa pioggia e ne crea il desiderio.  L'ispirazione, desiderio di freschezza, nasce in una specie di sete e d'arsura che il poeta